Rosa Vasquez Chara, nata in Cusco, Perù.
Caro cara Rosa, ci fa molto piacere che tu abbia deciso di raccontarci la tua
storia personale e ti ringraziamo per condividerla con tutti i nostri lettori, grazie di cuore!
Da quanto tempo vivi in Italia?
Vivo in Italia da ben 42 anni. Ma è come se fosse ieri.
Perché hai scelto l'Italia?
Sono arrivata in Italia tramite adozione, sarebbe da chiedere ai miei genitori
adottivi, perché hanno scelto il Perù?
Come è stata l'integrazione?
Sono cresciuta insieme a persone italiane, se non mi veniva ricordato, anche io
ho sempre pensato di essere italiana, quindi l’integrazione è andata bene, se
non si tiene conto della mia mancanza di legame alla mia terra madre. Parlarne
in famiglia era un tabù. Quindi a parte il mio aspetto, non ho mai pensato di
non essere italiana.
Racconta un episodio positivo e uno negativo della tua esperienza.
Un episodio negativo del essere straniera in terra straniera è stato il fatto di
essere sempre considerata, da chi ancora non mi conoscesse, una persona fragile
e senza dignità. Se ne avevo l’opportunità e il tempo, ero sempre pronta a far
cambiare idea. Alcune volte capitava con gli uomini ricchi italiani, che con le
loro idee cariche di stereotipi pensavano che essendo sud americana e povera ero
pronta a cedere alle loro avance. Come episodio positivo della mia esperienza di
straniera in terra straniera è che fin da piccola ho avuto accanto persone che
erano pronte a prendere le mie difese se qualcuno mi attaccava. Questo mi faceva
piacere. E aumentava la mia autostima. Io spesso ci giocavo sul fatto di
trasmettere insicurezza perché questo innescava nei miei amici di elementari e
medie quel senso di protezione verso il prossimo.
Quali sono le cose che ti hanno aiutato di più nella tua situazione?
Ho sempre vissuto una doppia esperienza di vita. Essere considerata ad impatto
straniera, mi permetteva, fin da ragazza entrata nel mondo del lavoro, di capire
chi fossero i “buoni” e i “cattivi”. A volte ho incontrato persone solo
ignoranti. Ma alla base di tutto, essere accolta e sentirsi integrati è un
esigenza di chiunque. La cosa più bella è riuscire con un comportamento
intelligente ed educato, far abbassare i paletti a chi verso gli stranieri ha
ancora pregiudizi. Quando inizio anche a tavola con gli amici di amici un
discorso, ne voglio uscire trionfante se si parla di extracomunitari e
immigrati. Ho lavorato in una cooperativa di accoglienza profughi e so quello
che ho visto. Spurerei in faccia ad ogni italiano che si permette di criticare
uno straniero che arriva in Italia senza nemmeno conoscerlo.
La cosa che mi piace di più in Italia sono gli italiani, quella parte di
popolazione che ricorda le proprie origini, che avendo parenti all’estero, sa
cosa vuol dire, sentirsi “spaesati” e quindi sa accogliere con un sorriso il
prossimo, indipendentemente dal colore della pelle o dall’accento. Io essendo
cresciuta al Nord del Bel Paese, ho sentito quanto tra italiani c’è ancora un
divario tra nord e sud. Quindi non mi sorprendo se chi non sopporta il vicino di
casa meridionale, poi se la prende con l’immigrato appena giunto in paese. E non
mi sorprendo se lo stesso meridionale, dopo essersi sentito inferiore al
settentrionale sfoghi la sua rabbia repressa verso una categoria più debole, gli
stranieri. Ho avuto l’opportunità di girare il vecchio continente e mi sono
sempre sentita accolta, a differenza di certi italiani, quindi in conclusione,
devo dire che spetta anche al nostro atteggiamento verso gli altri, per
permettere di sbloccare i vecchi preconcetti, a volte causati da chi prima di
noi ha fatto da apripista. Per dirne una, nel mio piccolo paese di provincia
essere albanese è un problema, e quindi il colore della pelle passa in secondo
piano.
Qual è la cosa che ti manca di più della tua patria?
Essendo arrivata in Italia tramite adozione internazionale, ho avuto poco tempo
per affezionarmi al mio paese d’origine. Inoltre i miei stessi genitori adottivi
mi tenevano lontano da chi era adottato come me. Quindi dire cosa mi manca del
mio paese abbandonato quando avevo solo 2 anni, potrei dire tutto e niente. Ho
conosciuto una volta una ragazza peruviana che aveva sposato un italiano, avrei
voluto sapere della mia patria, ma verso di me lei aveva un atteggiamento
opportunista e a volte tendendo all’invidia per la mia situazione economica
(parlo di 15 anni fa, ora siamo allo stesso livello). Descrivi il Perù (e
l'Italia) in poche parole fondamentali per le persone che non lo conoscono.
Descrivi il Perù (e l'Italia) in poche parole fondamentali per le persone che
non lo conoscono.
Non è facile per me descrivere il Perù, farei affidamento alle nozioni teoriche
apprese nel tempo. Quando mi veniva chiesto da dove venissi, sapevo che la
seconda richiesta era parlare del mio paese d’origine e io per non deludere il
mio interlocutore, raccontavo del Perù turistico, quello che sapevo da chi era
stato e tornando mi aveva raccontato. Parlavo dei profumi del mio paese natio,
ricordando le bancherelle presenti alla fiera dell’artigianato a Milano. Sapevo
che se dicevo che ero stata adottata e non ero più tornata, avrei deluso chi mi
era di fronte e mal sopportavo lo sguardo di compassione.
Vorresti tornare nel tuo Paese d'origine?
Vorrei tornare nel mio Paese? Beh, si mi piacerebbe. Mio padre adottivo ha
sempre parlato male del mio paese e quando al mio 30esimo compleanno avevo
chiesto un viaggio proprio per vedere la mia terra natia, si era offeso. Quindi
da allora lasciai perdere. Purtroppo mia mamma adottiva ammalandosi e bisognosa
di cure, ci mise in condizioni di decidere di chiudere l’azienda di famiglia. E
mentre io mi occupavo di lei, suo marito decise di spendere i suoi soldi nei
vizi della sua età. Arrivando a non avere più nulla. Inutile dire che il viaggio
in Perù adesso non potrei più permettermelo.
Sei contenta del tuo percorso?
A parte i problemi familiari di salute e denaro, sono contenta del mio percorso.
Perché se durante il mio percorso capitavano delle disavventure, avevo sempre
accanto qualcuno. In principio fu mia mamma adottiva e poi mio marito e mio
figlio. Sono circondata da amici che appena alzo il telefono sono pronti ad
intervenire, io per orgoglio a volte evito di chiedere aiuto, è un mio difetto.
Tutto sommato ho visto e fatto cose che forse, rimanendo in Perù, mi sarei
persa, ma è anche vero che ho da scoprilo, il mio paese natio. Mi piacerebbe
farlo NON da turista, per questo ho dedicato del tempo durante gli anni a
parlare spagnolo, lo capisco bene e so farmi capire. Mi spiace che nel momento
in cui aprirò bocca, in Perù capiranno subito che la mia lingua madre ormai è
l’italiano… e dovrò ricominciare tutto da capo. Qualcuno diceva che “non si
smette mai d’imparare” e nel mio caso è verissimo!
I tuoi progetti futuri?
I miei progetti futuri sono impegnarmi ad avere un buon lavoro, scoprire che
fine ha fatto mio fratello, che nel 2019 ho saputo della sua esistenza
(nonostante i miei genitori adottivi lo sapevano…) e cercare di superare le mie
fobie, tra cui la paura di volare in aereo e la claustrofobia. Oltre all’ansia
perenne che contraddistingue le mie giornate. Insomma cerco davvero, di non
farmi mancare nulla!
Grazie mille Rosa, per il tempo e le parole che ci hai donato!
D.V.
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