Prima
di tutto, voglio ringraziare nuovamente tutta la comunità che mi ha
accolto in questo entusiasmante progetto.
Mi
fa molto piacere poter presentare questa intervista, la mia prima
intervista e, a dir la verità, il mio primo articolo in questo blog
che tratta soprattutto delle esperienze di peruviani in Italia.
In
questa intervista potrete leggere un punto di vista diverso: quello
di Christiam, un peruviano che vive ancora nel suo Paese, che ama
molto la sua terra, la sua gente, ma che sogna un futuro un po'
diverso.
Una
panoramica del Perù di oggi e di domani, con le sue differenze e le
sue contraddizioni, un'esaltazione delle sue bellezze, il desiderio
di un Perù migliore, il sogno di una vita personale e professionale
appagante nel proprio Paese e la visione di terre lontane come
l'Italia: tutto questo nelle parole di Christiam.
Conosciamolo!
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Christiam davanti la cattedrale di Ayacucho, Huamanga
|
Bene,
vuoi raccontarmi qualcosa di te, della tua professione, dei tuoi
studi, della tua vita in Perù?
Inizierò
prima di tutto presentandomi alle persone che non mi conoscono: mi
chiamo Christiam Castro Prada, ho 40 anni, sono del segno del
sagittario, faccio lo psicologo ed esercito la professione ormai da 4
anni. Ho sempre lavorato, ragion per cui ho sempre studiato da
autodidatta durante tutto il percorso universitario, ed è stata
un'esperienza, diciamo, unica, a volte triste, ma che alla fine ha
portato con sé molte gioie. Quando iniziai gli studi, un professore
mi disse “ Cosa preferisci, morire di fame 5 anni della tua vita o
tutta la vita?” La mia risposta fu ovviamente 5 anni della mia
vita. Capitò spesso all'università che io non andassi a feste,
passeggiate, cerimonie, seminari o laboratori di vari giorni in città
diverse, a cui normalmente partecipavano i miei amici: io dovevo
sempre lavorare e avevo solo tempo per andare a corsi, laboratori che
si svolgevano nella stessa città e di breve durata. Ora, avendo
terminato gli studi con molte difficoltà economiche, potrei dire che
le mie ambizioni sono riuscire a frequentare un master o un
dottorato, e addirittura prendere un terzo titolo che sia coerente
con la mia professione di psicologo; ho lavorato e ho guadagnato,
come tutti, per recuperare o restituire quello che avevo speso e
utilizzato nei miei studi, vitto e alloggio. Alla fine ho capito dopo
tutto questo tempo che l'istruzione è un investimento. Non ho
avuto fortuna in amore, perché ho dedicato più tempo allo studio e
al lavoro che a godermi la vita: questo non vuol dire che non abbia
avuto esperienze con ragazze molto carine, pure belle, e ho persino
avuto una figlia che adoro, ma, per motivi di lavoro, non ho potuto
vivere accanto a lei, visto che lavoro a 22 ore di viaggio da casa
mia. Il mio desiderio è un giorno ritornare e vivere vicino a mia
figlia, crescerla e stare con lei.
Secondo
te, il Perù, le sue bellezze, la sua cultura, la sua gente sono poco
conosciuti nel mondo?
In
Perù non abbiamo solo cultura in ogni angolo del Paese, ma anche la
gente: gli abitanti del nord che sono molto gentili e affettuosi,
quelli della selva, molto allegri ed accoglienti, e la gente della
campagna e della “sierra”, la regione Andina, che è molto
ospitale e girovaga; lo dico perché, da peruviano, decisi in primo
luogo di conoscere il mio Paese, prima di tutti gli altri. Adesso
ormai posso dire che ho una comprensione più ampia del mio Paese e
che sono diventato cosmopolita. Sono nato a Chimbote, nella zona
costiera, e vivo a qualche isolato dal mare, a 500 metri: è la mia
città, con un clima umido, a volte soffocante, freddo d' inverno e
caldissimo d'estate. Mi manca la mia città; attualmente, per lavoro,
vivo da 2 anni ad Ayacucho, dove il clima è un po' più mite e
secco; non nuoce alla mia asma, anzi, mi sento meglio qui dal punto
di vista fisico. Ayacucho è una città turistica, quindi invito i
lettori a venire a visitarla, soprattutto a carnevale in febbraio, e
la settimana santa a marzo. Non abbiamo solo una cultura
ancestrale, luoghi turistici, come Machu Picchu a Cusco, ma anche
Cajamarca, dove si possono assaggiare degli ottimi formaggi, un
latte eccellente, il “manjar blanco”, un dolce alla crema molto
saporito, ma anche piatti di tutti i generi, più di 3000 varietà di
patata, e “ceviches” * fatti con molti tipi di pesce: per questo la
cucina creola è molto vasta (frutti di mare, etc.)
Che
opinione hai della situazione politica attuale del Paese? Se tu
avessi il potere di cambiare qualcosa, che cambieresti?
La
situazione politica è sempre stata in continua evoluzione. Il
governo cerca di porsi meglio col popolo e di fare del proprio meglio
per i peruviani, e anche per gli stranieri che visitano il nostro
Paese. C'è più sicurezza per i turisti e i miei connazionali
che visitano l'interno del Paese: buoni prezzi per il cibo e gli
alloggi, souvenir che un turista si può comprare e portare nel
proprio Paese senza pagare tasse, e la compagnia di gente affettuosa,
ospitale e allegra, con una grande cultura ricca di danze, musica,
arti e sculture. Se fossi un'autorità del Paese potrei cambiare
alcune cose tra le seguenti: la mentalità di certi peruviani che
continuano con la violenza vissuta negli anni '80, la paura di fare
meglio o farsi sentire; sono pochi coloro che diventano indipendenti
economicamente lavorando e, poiché il peruviano si riconosce molto
nell'essere un lavoratore molto responsabile, sarebbe una priorità
creare lavoro per tutti, oltre ad un'istruzione che alzi il livello
culturale in tutti i miei connazionali, accompagnando tutto questo
con un'adeguata alimentazione e la sanità, che deve poter essere
gratuita, senza eccezioni, ma che includa qualsiasi operazione o
medicazione di forma gratuita senza distinzioni.
In
due parole: il meglio e il peggio del Perù.
Il
meglio è la sua gente, la sua spinta per essere un Paese migliore, la
cucina e la cultura. Il peggio è l'ignoranza di molte persone
che vivono lontano dalla cultura, ancora in tribù, lontano dalla
civiltà, dove non arriva la modernità e quindi il progresso.
Il
Perù è un mix di culture: da quando arrivarono gli europei, molti
Paesi e molte nazionalità hanno reso il Paese quello che è oggi.
Tuttavia, le tradizioni precolombiane sono tuttora molto forti: come
gestisce il Perù questo mix e queste differenze?
Il
Perù esprime le sue usanze precolombiane in ciascuna città
attraverso le danze folcloriche, la musica, che molte volte è
ancestrale, con le lingue native il quechua,l'aimara, con le danze, i
costumi di vari colori e varietà molto accattivanti a vedersi. Il
cibo, anch'esso un'eredità dei nostri avi, è un'usanza che non si
perde e che viene persino conservata o studiata nei migliori
ristoranti nazionali, raggiungendo altri Paesi dove i connazionali
hanno aperto locali di cucina peruviana. L'arte, la letteratura,
la pittura e la scultura non sono da meno, visto che espositori, come
Vargas Llosa o Ricardo Palma, sono riusciti a diventare famosi in
tutto il mondo.
Tu
sei nato in Perù e, quasi sempre, hai vissuto lì: secondo te, come
è cambiato il Perù in questi ultimi anni e, in base alla situazione
attuale, come vedi il futuro del Paese?
Il
Perù è cambiato così come col tempo è cambiato chi è al governo:
piano piano è diventato più moderno e siamo entrati nella
globalizzazione, abbiamo passato periodi difficili come, credo, ogni
Paese. Il terrore si impossessò dei peruviani negli anni '80 e
'90, persino ai giorni nostri sono rimasti alcuni resti del terrore,
ma lo Stato ha imprigionato i suoi leader e il Paese sta tornando
alla tranquillità, per continuare ad intraprendere il processo di
pace che si conquista giorno per giorno. Ho sempre abitato qui
e, come molti dei miei connazionali, ho vissuto la povertà e
l'abbondanza, l'inflazione e il boom economico.
Tu
sei psicologo: ti piacerebbe esercitare la tua professione in un
altro Paese, e pensi che il tuo lavoro sarebbe tanto diverso, se lo
facessi in Europa, per esempio in Italia?
Sì
è vero, sono psicologo da qualche anno, ed esercitando la carriera
da quando ero giovane, se conto i tirocini prima di diventare
professionista, ho esercitato la professione all'inizio in modo più
pratico e ho acquisito esperienza come volontario impiegato in un
centro di salute, il Víctor Raúl; poi un internship in un ospedale
statale e, solo con la semplice laurea, ho diretto un centro di
accoglienza per bambini di strada per tre anni di seguito,
guadagnando una paga minima, quasi una sorta di mancia per gli
spostamenti, finché ho acquisito i diritti da professionista con 14
mensilità l'anno. Dopo c'è stata la mia esperienza come
docente universitario, in due università attualmente, e come
psicologo in un centro di salute. Con questa esperienza potrei
dire che sono pronto per fare questo lavoro in un altro Paese, anche
in Europa e in Italia nello specifico; mi considero una persona che
ha ancora molto da imparare e molto da dare come docente e
professionista: conoscere altri luoghi, fare esperienze e ottenere la
preparazione più adatta ai miei studi, fare un master e, perché no, un dottorato lì sarebbe un sogno che si realizza e un'esperienza
fantastica: ho già diverse teorie che ho sviluppato da solo che
vorrei migliorare e, perché no, con una visione
europea/italiana. Sono cattolico e uno dei miei sogni è
riuscire a conoscere il Papa e, chiaramente, il Vaticano; studiare e
formarmi dal punto di vista professionale con nuove teorie,
conoscenze sarebbe per me, come persona e professionista, un piacere
enorme, e penso che lo sarebbe anche per i miei genitori e i miei
familiari.
Credi
che un profilo professionale come il tuo abbia più opportunità in
Perù o in Europa?
La
mio percorso inizia in Europa, dato che il primo laboratorio fu
creato a Leipzig, in Germania. Freud cominciò ad elaborare lì le
sue teorie, e penso che un posto come l'Italia sarebbe l'ideale per
esercitare la mia professione, oltre che per la mia formazione
accademica, dato che in Perù le possibilità sono molto scarse e,
molte volte, vengono create da interessi particolari. Essendo
difficile per me studiare e formarmi, perché, prima di tutto, devo
lavorare, e non avendo né tempo né soldi per pagarmi un master che
costa moltissimo, io mi sono preparato da autodidatta;visto che vengo
da una famiglia molto umile, non ho potuto, con il lavoro che
attualmente ho in tre posti, guadagnarmi quella posizione che credo
di meritare, e con cui ho sempre voluto, per vocazione, aiutare gli
altri.
Tu,
per lavoro e non solo, entri in contatto con molte persone: come la
vedono loro l'Europa? E in particolar modo che cosa sanno
dell'Italia?
Qui
la gente è molto semplice, pochi conoscono altri Paesi: sto
lavorando in un villaggio dove il livello culturale è molto basso,
alcuni non conoscono nemmeno il proprio Paese. Le persone che ho
conosciuto con esperienza e conoscenze di altri Paesi, vedono
l'Europa come il continente più antico del mondo, con esperienza,
conoscenze, arte, musica, letteratura; ma è l'Italia uno dei suoi
baluardi dove l'Europa si rafforza, poiché ci ha lasciato, direi
all'umanità, gente, valori, eroi dell'arte come Da Vinci, creatori
ed artisti, Papi e molta cultura e bellezza plasmate nelle sue
chiese, luoghi incredibili come Venezia, la torre di Pisa, uomini
santi come San Francesco d' Assisi, Padre Pio, etc...
Hai
amici che vivono e lavorano in Italia? Che opinione hanno del nostro
Paese? Ci sono differenze tra l'opinione di coloro che vivono lì e
che non hanno mai visto l'Italia, e quella di coloro che vivono qui?
Ho
due amiche che vivono lì, entrambe sono di qui, della mia terra, non
sono solo connazionali, ma siamo proprio della stessa città, e tutte
le volte che ho parlato con loro, danno una bella immagine
dell'Italia: la pasta, il cibo, le sue spiagge, mi raccontano inoltre
delle sue bellissime donne, e di quanto lì siano passionali i
ragazzi e romantiche le ragazze. L'Italia per loro è, diciamo, la
loro nuova patria, e credo che non decidano di tornare in Perù, a
meno che non sia per far visita alla famiglia. Ovviamente le
opinioni di coloro che non sono mai stati in Italia e di quelli che
vivono lì apprezzano molto la cultura e la mentalità diversa, più
aperta, più rispettosa verso l'essere umano. Certo, ci sono
quelli che rifiutano questo modo di pensare libero che qui non c' è, perché
in America latina domina il maschilismo, ma si è sempre più
d'accordo con la globalizzazione e con l'idea che le frontiere
dividono i Paesi, ma che sono state create dagli uomini. Nel
nostro Paese abbiamo colonie italiane, non così tante come in
Argentina o in Cile, ma i pochi italiani che vivono qui hanno aiutato
il Paese creando delle ONG o imprese che danno lavoro a gente con
pochi mezzi: come Padre Huaraz Ancash, che ha messo su un centro di
formazione, Matogrosso, per artigiani, un laboratorio che insegna ad
incidere il legno, creando non solo immagini di Santi o di Nostro
Signore Gesù Cristo, ma anche mobili di vario genere come letti,
sedie, poltrone, tavole, armadi, splendide opere d'arte per decorare
il salotto o la camera, realizzati con legni di ottima qualità, tra
cui cedro, mogano,palisangre (legno rosso), e che vengono venduti ed
esportati in Europa, soprattutto in Italia, visto che il fondatore
viene da lì.
*
in Perù il ceviche è un piatto
tradizionale molto diffuso a base di pesce crudo marinato nel limone,
con l'aggiunta di alcune spezie come il peperoncino e il coriandolo.
L.B.
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