lunedì 9 settembre 2013

Nelle parole di Christiam tutto l'amore per il Perù: " Il meglio è la sua gente, la sua spinta per essere un Paese migliore"


Prima di tutto, voglio ringraziare nuovamente tutta la comunità che mi ha accolto in questo entusiasmante progetto.
Mi fa molto piacere poter presentare questa intervista, la mia prima intervista e, a dir la verità, il mio primo articolo in questo blog che tratta soprattutto delle esperienze di peruviani in Italia.
In questa intervista potrete leggere un punto di vista diverso: quello di Christiam, un peruviano che vive ancora nel suo Paese, che ama molto la sua terra, la sua gente, ma che sogna un futuro un po' diverso.
Una panoramica del Perù di oggi e di domani, con le sue differenze e le sue contraddizioni, un'esaltazione delle sue bellezze, il desiderio di un Perù migliore, il sogno di una vita personale e professionale appagante nel proprio Paese e la visione di terre lontane come l'Italia: tutto questo nelle parole di Christiam.
Conosciamolo!

Christiam davanti la cattedrale di Ayacucho, Huamanga


Bene, vuoi raccontarmi qualcosa di te, della tua professione, dei tuoi studi, della tua vita in Perù?
Inizierò prima di tutto presentandomi alle persone che non mi conoscono: mi chiamo Christiam Castro Prada, ho 40 anni, sono del segno del sagittario, faccio lo psicologo ed esercito la professione ormai da 4 anni. Ho sempre lavorato, ragion per cui ho sempre studiato da autodidatta durante tutto il percorso universitario, ed è stata un'esperienza, diciamo, unica, a volte triste, ma che alla fine ha portato con sé molte gioie. Quando iniziai gli studi, un professore mi disse “ Cosa preferisci, morire di fame 5 anni della tua vita o tutta la vita?” La mia risposta fu ovviamente 5 anni della mia vita. Capitò spesso all'università che io non andassi a feste, passeggiate, cerimonie, seminari o laboratori di vari giorni in città diverse, a cui normalmente partecipavano i miei amici: io dovevo sempre lavorare e avevo solo tempo per andare a corsi, laboratori che si svolgevano nella stessa città e di breve durata. Ora, avendo terminato gli studi con molte difficoltà economiche, potrei dire che le mie ambizioni sono riuscire a frequentare un master o un dottorato, e addirittura prendere un terzo titolo che sia coerente con la mia professione di psicologo; ho lavorato e ho guadagnato, come tutti, per recuperare o restituire quello che avevo speso e utilizzato nei miei studi, vitto e alloggio. Alla fine ho capito dopo tutto questo tempo che l'istruzione è un investimento. Non ho avuto fortuna in amore, perché ho dedicato più tempo allo studio e al lavoro che a godermi la vita: questo non vuol dire che non abbia avuto esperienze con ragazze molto carine, pure belle, e ho persino avuto una figlia che adoro, ma, per motivi di lavoro, non ho potuto vivere accanto a lei, visto che lavoro a 22 ore di viaggio da casa mia. Il mio desiderio è un giorno ritornare e vivere vicino a mia figlia, crescerla e stare con lei.

Secondo te, il Perù, le sue bellezze, la sua cultura, la sua gente sono poco conosciuti nel mondo?
In Perù non abbiamo solo cultura in ogni angolo del Paese, ma anche la gente: gli abitanti del nord che sono molto gentili e affettuosi, quelli della selva, molto allegri ed accoglienti, e la gente della campagna e della “sierra”, la regione Andina, che è molto ospitale e girovaga; lo dico perché, da peruviano, decisi in primo luogo di conoscere il mio Paese, prima di tutti gli altri. Adesso ormai posso dire che ho una comprensione più ampia del mio Paese e che sono diventato cosmopolita. Sono nato a Chimbote, nella zona costiera, e vivo a qualche isolato dal mare, a 500 metri: è la mia città, con un clima umido, a volte soffocante, freddo d' inverno e caldissimo d'estate. Mi manca la mia città; attualmente, per lavoro, vivo da 2 anni ad Ayacucho, dove il clima è un po' più mite e secco; non nuoce alla mia asma, anzi, mi sento meglio qui dal punto di vista fisico. Ayacucho è una città turistica, quindi invito i lettori a venire a visitarla, soprattutto a carnevale in febbraio, e la settimana santa a marzo. Non abbiamo solo una cultura ancestrale, luoghi turistici, come Machu Picchu a Cusco, ma anche Cajamarca, dove si possono assaggiare degli ottimi formaggi, un latte eccellente, il “manjar blanco”, un dolce alla crema molto saporito, ma anche piatti di tutti i generi, più di 3000 varietà di patata, e “ceviches” * fatti con molti tipi di pesce: per questo la cucina creola è molto vasta (frutti di mare, etc.)
 
 Che opinione hai della situazione politica attuale del Paese? Se tu avessi il potere di cambiare qualcosa, che cambieresti?
La situazione politica è sempre stata in continua evoluzione. Il governo cerca di porsi meglio col popolo e di fare del proprio meglio per i peruviani, e anche per gli stranieri che visitano il nostro Paese. C'è più sicurezza per i turisti e i miei connazionali che visitano l'interno del Paese: buoni prezzi per il cibo e gli alloggi, souvenir che un turista si può comprare e portare nel proprio Paese senza pagare tasse, e la compagnia di gente affettuosa, ospitale e allegra, con una grande cultura ricca di danze, musica, arti e sculture. Se fossi un'autorità del Paese potrei cambiare alcune cose tra le seguenti: la mentalità di certi peruviani che continuano con la violenza vissuta negli anni '80, la paura di fare meglio o farsi sentire; sono pochi coloro che diventano indipendenti economicamente lavorando e, poiché il peruviano si riconosce molto nell'essere un lavoratore molto responsabile, sarebbe una priorità creare lavoro per tutti, oltre ad un'istruzione che alzi il livello culturale in tutti i miei connazionali, accompagnando tutto questo con un'adeguata alimentazione e la sanità, che deve poter essere gratuita, senza eccezioni, ma che includa qualsiasi operazione o medicazione di forma gratuita senza distinzioni.

In due parole: il meglio e il peggio del Perù.
Il meglio è la sua gente, la sua spinta per essere un Paese migliore, la cucina e la cultura. Il peggio è l'ignoranza di molte persone che vivono lontano dalla cultura, ancora in tribù, lontano dalla civiltà, dove non arriva la modernità e quindi il progresso.

Il Perù è un mix di culture: da quando arrivarono gli europei, molti Paesi e molte nazionalità hanno reso il Paese quello che è oggi. Tuttavia, le tradizioni precolombiane sono tuttora molto forti: come gestisce il Perù questo mix e queste differenze?
Il Perù esprime le sue usanze precolombiane in ciascuna città attraverso le danze folcloriche, la musica, che molte volte è ancestrale, con le lingue native il quechua,l'aimara, con le danze, i costumi di vari colori e varietà molto accattivanti a vedersi. Il cibo, anch'esso un'eredità dei nostri avi, è un'usanza che non si perde e che viene persino conservata o studiata nei migliori ristoranti nazionali, raggiungendo altri Paesi dove i connazionali hanno aperto locali di cucina peruviana. L'arte, la letteratura, la pittura e la scultura non sono da meno, visto che espositori, come Vargas Llosa o Ricardo Palma, sono riusciti a diventare famosi in tutto il mondo.

Tu sei nato in Perù e, quasi sempre, hai vissuto lì: secondo te, come è cambiato il Perù in questi ultimi anni e, in base alla situazione attuale, come vedi il futuro del Paese?
Il Perù è cambiato così come col tempo è cambiato chi è al governo: piano piano è diventato più moderno e siamo entrati nella globalizzazione, abbiamo passato periodi difficili come, credo, ogni Paese. Il terrore si impossessò dei peruviani negli anni '80 e '90, persino ai giorni nostri sono rimasti alcuni resti del terrore, ma lo Stato ha imprigionato i suoi leader e il Paese sta tornando alla tranquillità, per continuare ad intraprendere il processo di pace che si conquista giorno per giorno. Ho sempre abitato qui e, come molti dei miei connazionali, ho vissuto la povertà e l'abbondanza, l'inflazione e il boom economico.

Tu sei psicologo: ti piacerebbe esercitare la tua professione in un altro Paese, e pensi che il tuo lavoro sarebbe tanto diverso, se lo facessi in Europa, per esempio in Italia?
Sì è vero, sono psicologo da qualche anno, ed esercitando la carriera da quando ero giovane, se conto i tirocini prima di diventare professionista, ho esercitato la professione all'inizio in modo più pratico e ho acquisito esperienza come volontario impiegato in un centro di salute, il Víctor Raúl; poi un internship in un ospedale statale e, solo con la semplice laurea, ho diretto un centro di accoglienza per bambini di strada per tre anni di seguito, guadagnando una paga minima, quasi una sorta di mancia per gli spostamenti, finché ho acquisito i diritti da professionista con 14 mensilità l'anno. Dopo c'è stata la mia esperienza come docente universitario, in due università attualmente, e come psicologo in un centro di salute. Con questa esperienza potrei dire che sono pronto per fare questo lavoro in un altro Paese, anche in Europa e in Italia nello specifico; mi considero una persona che ha ancora molto da imparare e molto da dare come docente e professionista: conoscere altri luoghi, fare esperienze e ottenere la preparazione più adatta ai miei studi, fare un master e, perché no, un dottorato lì sarebbe un sogno che si realizza e un'esperienza fantastica: ho già diverse teorie che ho sviluppato da solo che vorrei migliorare e, perché no, con una visione europea/italiana. Sono cattolico e uno dei miei sogni è riuscire a conoscere il Papa e, chiaramente, il Vaticano; studiare e formarmi dal punto di vista professionale con nuove teorie, conoscenze sarebbe per me, come persona e professionista, un piacere enorme, e penso che lo sarebbe anche per i miei genitori e i miei familiari.

Credi che un profilo professionale come il tuo abbia più opportunità in Perù o in Europa?
La mio percorso inizia in Europa, dato che il primo laboratorio fu creato a Leipzig, in Germania. Freud cominciò ad elaborare lì le sue teorie, e penso che un posto come l'Italia sarebbe l'ideale per esercitare la mia professione, oltre che per la mia formazione accademica, dato che in Perù le possibilità sono molto scarse e, molte volte, vengono create da interessi particolari. Essendo difficile per me studiare e formarmi, perché, prima di tutto, devo lavorare, e non avendo né tempo né soldi per pagarmi un master che costa moltissimo, io mi sono preparato da autodidatta;visto che vengo da una famiglia molto umile, non ho potuto, con il lavoro che attualmente ho in tre posti, guadagnarmi quella posizione che credo di meritare, e con cui ho sempre voluto, per vocazione, aiutare gli altri.

Tu, per lavoro e non solo, entri in contatto con molte persone: come la vedono loro l'Europa? E in particolar modo che cosa sanno dell'Italia?
Qui la gente è molto semplice, pochi conoscono altri Paesi: sto lavorando in un villaggio dove il livello culturale è molto basso, alcuni non conoscono nemmeno il proprio Paese. Le persone che ho conosciuto con esperienza e conoscenze di altri Paesi, vedono l'Europa come il continente più antico del mondo, con esperienza, conoscenze, arte, musica, letteratura; ma è l'Italia uno dei suoi baluardi dove l'Europa si rafforza, poiché ci ha lasciato, direi all'umanità, gente, valori, eroi dell'arte come Da Vinci, creatori ed artisti, Papi e molta cultura e bellezza plasmate nelle sue chiese, luoghi incredibili come Venezia, la torre di Pisa, uomini santi come San Francesco d' Assisi, Padre Pio, etc...

Hai amici che vivono e lavorano in Italia? Che opinione hanno del nostro Paese? Ci sono differenze tra l'opinione di coloro che vivono lì e che non hanno mai visto l'Italia, e quella di coloro che vivono qui?
Ho due amiche che vivono lì, entrambe sono di qui, della mia terra, non sono solo connazionali, ma siamo proprio della stessa città, e tutte le volte che ho parlato con loro, danno una bella immagine dell'Italia: la pasta, il cibo, le sue spiagge, mi raccontano inoltre delle sue bellissime donne, e di quanto lì siano passionali i ragazzi e romantiche le ragazze. L'Italia per loro è, diciamo, la loro nuova patria, e credo che non decidano di tornare in Perù, a meno che non sia per far visita alla famiglia. Ovviamente le opinioni di coloro che non sono mai stati in Italia e di quelli che vivono lì apprezzano molto la cultura e la mentalità diversa, più aperta, più rispettosa verso l'essere umano. Certo, ci sono quelli che rifiutano questo modo di pensare libero che qui non c' è, perché in America latina domina il maschilismo, ma si è sempre più d'accordo con la globalizzazione e con l'idea che le frontiere dividono i Paesi, ma che sono state create dagli uomini. Nel nostro Paese abbiamo colonie italiane, non così tante come in Argentina o in Cile, ma i pochi italiani che vivono qui hanno aiutato il Paese creando delle ONG o imprese che danno lavoro a gente con pochi mezzi: come Padre Huaraz Ancash, che ha messo su un centro di formazione, Matogrosso, per artigiani, un laboratorio che insegna ad incidere il legno, creando non solo immagini di Santi o di Nostro Signore Gesù Cristo, ma anche mobili di vario genere come letti, sedie, poltrone, tavole, armadi, splendide opere d'arte per decorare il salotto o la camera, realizzati con legni di ottima qualità, tra cui cedro, mogano,palisangre (legno rosso), e che vengono venduti ed esportati in Europa, soprattutto in Italia, visto che il fondatore viene da lì.

* in Perù il ceviche è un piatto tradizionale molto diffuso a base di pesce crudo marinato nel limone, con l'aggiunta di alcune spezie come il peperoncino e il coriandolo.
L.B.


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